martedì 9 settembre 2008

lunedì 8 settembre 2008

ritorno

che bello ritornare..............

giovedì 20 marzo 2008

no comment

Tibet:Cina al papa, no a tolleranza
E' negativa la prima reazione della Cina all'appello fatto ieri dal Papa per ''il dialogo e la tolleranza'' nel Tibet. ''La cosidetta tolleranza (non puo' esistere) per i criminali, che devono essere puniti secondo la legge'', ha detto il portavoce del Ministero degli Esteri Qin Gang in una conferenza stampa. Il Vaticano e la Cina non hanno relazioni diplomatiche dal 1950, quando la Nunziatura Apostolica (ambasciata) in Cina si trasferi' a Taiwan. (ANSA) - PECHINO, 20 MAR -


Il Dalai Lama,

capo spirituale

dei tibetani in esilio, si e' detto pronto ad incontrare il presidente cinese Hu Jintao. Parlando a una conferenza stampa nel suo quartiere generale a Dharamsala, in India, il Dalai Lama ha indicato che l'incontro sara' possibile se riceve 'concreti segnali' della disponibilita' di Pechino al dialogo. 'Temo che le vittime siano numerose', ha aggiunto il Dalai Lama, riferendosi alla repressione attuata dai cinesi contro i manifestanti in Tibet.
(ANSA) - DHARAMSALA (INDIA), 20 MAR -


Tibet: Dalai Lama a Londra Incontrera' Principe Carlo. e' Polemica



martedì 18 marzo 2008

Tibet:Sua Santità Dalai Lama, Chiedo Di Vedere Le Prove Di Cui Parla Il Premier


TIBET: Dalai Lama, Chiedo Di Vedere Le Prove Di Cui Parla Il Premier

Nuova Delhi, 18 mar. (Adnkronos/Dpa) - Il Dalai lama respinge le accuse dei vertici di Pechino, che gli addossano la responsabilita' dei disordini in Tibet, e chiede che tali accuse vengano dimostrate.

Tibet, Dalai Lama: "Se Violenza Continua Pronto a Dimettermi"

Tibet, Dalai Lama: "Se Violenza Continua Pronto a Dimettermi"
Dharmsala, 18 mar. (Adnkronos/Ign) - Il Dalai Lama (nella foto) si dice pronto a dimettersi se le violenze in Tibet continueranno e "andranno fuori controllo". Le dichiarazioni del leader spirituale tibetano giungono dopo che il premier cinese Wen Jiabao lo ha accusato di essere responsabile dei disordini a Lhasa.
"Vi sono abbondanti fatti e numerose prove che dimostrano come questo incidente sia stato organizzato, premeditato, ideato e fomentato dalla cricca del Dalai Lama", ha detto Wen Jiabao nel corso di una conferenza stampa a Pechino.
Sottolineando che i rivoltosi hanno compiuto "saccheggi e incendi" e che hanno ucciso "in modo estremamente crudele" dei "cittadini innocenti", il premier ha quindi aggiunto che "il loro comportamento dimostra che tutte le loro dichiarazioni sul fatto che non stanno perseguendo l'indipendenza, ma il dialogo pacifico, altro non sono che bugie". La versione della Cina, che non coincide con quella di molti testimoni, è che le forze di sicurezza non hanno fatto uso di armi da fuoco e che hanno utilizzato "moderazione" nella repressione dei moti. ''Per constatare la situazione'', il primo ministro cinese ha comunque reso noto che i giornalisti stranieri potranno recarsi in Tibet ma non ha specificato quando.
Wen ha poi respinto le accuse mosse ieri a Pechino dal Dalai Lama: "Le affermazioni secondo cui il governo cinese è impegnato in un cosiddetto genocidio culturale sono menzogne", ha affermato, assicurando che la Cina intende continuare a "tutelare la cultura...in Tibet". "Continueremo ad aiutare il Tibet a favorire un miglioramento della vita delle persone appartenenti a tutti i gruppi etnici", ha affermato. "Non avremo mai esitazioni a questo proposito".
Per il premier i disordini sono comuque diretti a "sabotare le Olimpiadi'', che ''da molte generazioni sono il sogno del popolo cinese''. ''Dobbiamo portare avanti lo spirito olimpico e non politicizzare le Olimpiadi'', ha aggiunto negando che sia in corso una repressione contro i dissidenti in vista dell'appuntamento di Pechino.
Quanto alla possibilità di un dialogo diretto con il Dalai Lama, Wen ha dichiarato che "anche in queste circostanze, la nostra posizione originale resta invariata". "Dal momento in cui - ha dichiarato - il Dalai Lama è disposto a rinunciare alla cosiddetta 'indipendenza del Tibet'...la nostra porta è aperta".

lunedì 17 marzo 2008

genocidio culturale






Sua Santità Dalai Lama, genocidio culturale
Leader spirituale buddisti dice no al boicottaggio Olimpiadi


(ANSA) - NEW DELHI, 16 MAR - Il Dalai Lama ha denunciato che in Tibet c'e' uno ''stato di terrore' ed e' in corso un ''genocidio culturale''. In un'intervista televisiva da Dharamsala, in India, dove e' in esilio, il leader spirituale dei buiddisti tibetani ha detto no al boicottaggio delle Olimpiadi e ha chiesto che venga avviata un'inchiesta internazionale sui fatti di Lhasa.

Parlamento in esilio, centinaia i morti
(ANSA)- NEW DELHI, 17 MAR - Sono 48 i manifestanti tibetani arrestati oggi a Kathmandu, mentre altri 3 sono stati feriti in modo grave, secondo testimoni sul posto. Tra i fermati anche cinque monaci e alcune suore che insieme a un centinaio di profughi tibetani protestavano dinanzi agli uffici dell'Onu nella capitale. E' intervenuta la polizia che, con bastoni, ha disperso la folla. Secondo il parlamento dei tibetani in esilio a Dharamsala, in India, un centinaio di persone sono morte nelle violenze scoppiate in Tibet.

venerdì 14 marzo 2008

E' dura guardare in faccia la realtà!!!

Tibet, caos nella capitale Lhasa, dilaga la protesta

Sabato 15 marzo ci sarà un sit in a Milano dalle ore 11 alle 12.30, Piazza della scala in solidarietà con i monaci in Tibet

PECHINO (Reuters) - I dimostranti nella capitale del Tibet, Lhasa, hanno bruciato stamani negozi e automobili, inneggiando all'indipendenza, mentre un'ondata di protesta si è abbattuta sulla regione, spingendo il suo leader spirituale, il Dalai Lama, a chiedere a Pechino di fermare "la forza bruta".
Le marce pacifiche dei monaci buddhisti degli ultimi giorni hanno lasciato spazio alle più grandi dimostrazioni degli ultimi due decenni nella remota regione himalayana e la polizia in tenuta antisommossa presidia le strade a pochi mesi dalle Olimpiadi di Pechino.
"Ora fuori è il caos", ha detto al telefono un abitante di etnia tibetana. "La gente ha bruciato macchine, moto e autobus. Dappertutto c'è fumo e hanno lanciato pietre spaccando finestre. Siamo spaventati".
L'agenzia giapponese Kyodo ha detto che i rivoltosi hanno preso il controllo del centro di Lhasa, citando un giornalista britannico sul posto. Radio Free Asia ha detto che la polizia cinese ha aperto il fuoco sui dimostranti tibetani, uccidendone almeno due.
Gli abitanti della zona attorno al tempio Jokhang nella vecchia Lhasa, teatro delle proteste, hanno detto che si sono barricati in casa. Secondo alcuni, la polizia è schierata in forze in tenuta antisommossa, ma nessuno ha parlato di colpi d'arma da fuoco. "Aspettiamo per vedere cosa succederà domani", ha detto una donna tibetana. "Potrebbe andare peggio di oggi, siamo spaventati".
Circa 400 dimostranti, tra cui diversi studenti, si erano riuniti in un mercato vicino al tempio Jojhanf alle prime ore di oggi e si sono scontrati con circa 1.000 agenti, secondo un testimone citato da Matt Whitticase della Free Tibet Campaign a Londra.
Quattro poliziotti sono rimasti feriti, mentre un'altra protesta scoppiava vicino al Palazzo Potala, ha aggiunto Whitticase.
Secondo un abitante di etnia tibetana, c'erano "proteste dovunque" e riecheggiavano gli slogan in favore dell'indipendenza. "Non sono più solo i monaci, Ora si sono aggiunti molti abitanti", ha detto l'uomo.
USA INVITANO CINA A DIALOGARE CON DALAI LAMA
La rabbia è scoppiata nonostante le assicurazioni di Pechino che il popolo tibetano è grato al governo per il miglioramento delle sue condizioni di vita e rischia di macchiare la preparazione delle Olimpiadi, che dovrebbero essere una vetrina della prosperità e dell'armonia nazionale.
"Queste proteste sono l'espressione di un risentimento radicato nel popolo tibetano sotto l'attuale sistema di governo", ha detto in una nota il Dalai Lama
"Mi appello perciò alla leadership cinese perché fermi l'uso della forza e affronti il risentimento a lungo covato del popolo tibetano attraverso il dialogo con il popolo tibetano".
I leader dell'Unione europea hanno invitato la Cina a non usare la mano pesante, ha detto il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner.
Un analogo messaggio è stato rivolto a Pechino dall'ambasciatore Usa, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Sean McCormack, che ha invitato il governo cinese a dialogare con il Dalai Lama.
In questa settimana ci sono state marce in tutto il mondo per celebrare il 49esimo anniversario di un fallito tentativo di sollevazione contro il governo comunista, organizzato dal Dalai Lama, che da allora vive in esilio in India.

Sabato 15 marzo ci sarà un sit in a Milano dalle ore 11 alle 12.30, Piazza della scala in solidarietà con i monaci tibetani in Tibet
COMUNICATO STAMPA

Il giorno 10 marzo 2008 nella capitale del Tibet; Lhasa, durante il 49smo anniversario dell’insurrezione del popolo tibetano contro l’occupazione cinese del Tibet, più di 500 monaci dei monasteri di Drepung e Sera sono scesi in Piazza con una manifestazione pacifica chiedendo la libertà per il Tibet e la liberazione dei monaci arrestati nello scorso ottobre. Secondo Radio free asia i manifestanti sono stati arrestati e i monasteri sono ancora blindati. Gli spari sono stati sentiti dai monasteri. La situazione è molto critica.

Questa manifestazione è la prima grande manifestazione dopo quella del 1989 che fu brutalmente repressa, portando centinaia di morti e arresti. e fu imposta la legge marziale in Tibet.

In tutto il mondo ci sono state manifestazioni pro Tibet negli ultimi tre giorni, e la bandiera del Tibet è stata esposta in più di 941 comuni in Germania e in molti stati negli Stati Uniti.

Queste manifestazioni coincidono con la marcia del ritorno a piedi degli esuli tibetani dalla sede del governo Tibetano in Dharamasala in India per raggiungere il Tibet durante i giochi olimpici in agosto. Inoltre coincide anche con le olimpiadi dove la Cina vuole legittimare l’occupazione del Tibet, la Mongolia interna e il Turkistan est e tutte le gravi violazioni dei diritti umani in Cina.

1 . Noi Tibetani condanniamo la brutale repressione dei monaci che hanno solo manifestato per chiedere i diritti di cui non godono. Gli arresti in Tibet per una manifestazione anche pacifica comportano lunghe e disumane torture e la prigione a vita. Chiediamo che siano immediatamente liberati i monaci arrestati.

2.Chiediamo all’ONU e Unione Europea di condannare il Governo di Pechino e di mandare un inviato speciale in Tibet come hanno fatto per la Birmania.

3. Chiediamo alle redazioni dei giornali di mandare i loro giornalisti in Tibet.

4. Protestiamo al COI di non aver fatto nessuna pressione alla Cina di migliorare i Diritti Umani in Cina e di aver favorito il mercato degli sponsor e il regime totalitario. Inoltre chiediamo che siano liberati i prigionieri politici prima dei giochi olimpici.

5 Chiediamo agli individui, ai giornalisti e al mondo libero, civile e democratico di sostenere la lotta non violenta del popolo Tibetano.

e...vai!!!!







giovedì 14 febbraio 2008

strano abbinamento



strano complice
meraviglioso
sensazioni.........